Max Velthuijs è uno dei più grandi autori e illustratori neerlandesi per l’infanzia, dotato di un ineguagliabile spirito ottimista e di sagace umorismo.
Nato a L’Aia nel 1923, ama disegnare e inventare storie già da bambino e non ha mai dimenticato quello sguardo limpido e pieno di dignità, tipicamente infantile, che gli ha permesso di raccontare le grandi avventure dei più piccoli.
Studia pittura e design all’Academie voor Beeldende Kunsten di Arnhem, dove la famiglia si è trasferita durante la Seconda Guerra Mondiale, e fa presto carriera come graphic designer disegnando manifesti politici, copertine di libri e pubblicità. In questi lavori, caratterizzati da un proprio personale equilibrio tra approccio grafico, palette di colori e qualità narrative, Velthuijs usa tinte forti e primarie, simili a quelle scelte da Picasso, Klee, Henri Rousseau e Janosch.
Inizia a illustrare libri per bambini negli anni ‘60 e le sue prime pubblicazioni mostrano similitudini con alcuni disegnatori britannici di quel periodo, come Brian Wildsmith e Gerald Rose. Velthuijs, infatti, ammette di essere stato influenzato soprattutto dalle opere di altri illustratori, non di pittori, nella ricerca di un proprio stile personale e non ama definirsi un artista: «Quello che faccio» dice «appartiene a un libro, non a un museo. Voglio che il mio lavoro sia visto e usato in casa». Unica eccezione tra i suoi “maestri” è Giorgio Morandi, che l’illustratore scopre negli anni ‘80: delle composizioni enigmatiche del pittore italiano, Velthuijs imita il colore, la forma, la bellezza naturale degli oggetti e presto le sue illustrazioni iniziano a esprimere una nuova sensibilità. Utilizzando la tempera gouache, il colore diventa più sottile, senza però perdere chiarezza, e la scelta di inserire un contorno dipinto intorno a ogni illustrazione, un bordo che contenga delicatamente le immagini consegnando loro una qualità senza tempo, dà una nuova struttura all’opera.
© DBNL Digitale Bibliotheek voor de Nederlandse LetterenNelle sue storie, anche se i protagonisti sono semplicemente disegnati con una dolce linea a pennello, le loro caratteristiche fisiche e soprattutto le loro emozioni sono perfettamente suggerite negli atteggiamenti e nei gesti espressivi che compiono.
Lo stesso Ranocchio, il suo personaggio più famoso, è un capolavoro di arguzia antropomorfa e di economia grafica. La sua bocca può essere solo una linea, ma è una linea sensibile che registra ogni guizzo di emozione. Semplice, verde e vulnerabile, Ranocchio ha una dignità commovente: è disponibile e pieno di curiosità, è premuroso ma anche impulsivo, e se commette degli errori, in qualche modo, con la sua innocenza e la sua onestà emotiva, riesce sempre a tirare fuori il meglio dai suoi amici (e dai suoi lettori).
Gli animali sono tutti della stessa dimensione, un intelligente espediente che attribuisce loro uguaglianza assoluta e, soprattutto, permette di sedersi insieme allo stesso tavolo, luogo prediletto di confronto nei racconti di Velthuijs, che, infatti, non complica le cose inserendo relazioni familiari o qualsiasi altro tipo di gerarchia. I suoi libri celebrano l’amicizia e la comunicazione, e dimostrano come una comunità basata sull’onestà, l’uguaglianza e il rispetto reciproco, possa affrontare ogni tipo di evento inaspettato, per quanto divertente, misterioso, spaventoso, triste o sconcertante sia.
Nelle sue storie ci sono anche elementi più cupi, come il pregiudizio. Ogni volta che un nuovo personaggio fa la sua comparsa in questa piccola e affiatata comunità la dinamica cambia, nuove ombre cadono e rinnovati equilibri diventano necessari. Ranocchio però accoglie incondizionatamente l’ultimo arrivato e il suo linguaggio del corpo comunica quanto sia orgoglioso quando, per esempio, Ratto diventa finalmente loro amico e quanto invece sia triste quando poi si allontana.
Pur essendo un artista essenzialmente umoristico, Velthuijs non ha mai paura di affrontare argomenti difficili e, grazie alla sua grande maestria di composizione e all’uso del colore, le sue illustrazioni comunicano sempre e ancora un senso di ordine e armonia, un messaggio di speranza. I suoi libri, come scrive Joke Linders, sono «meditazioni sulla vita stessa, autoritratti su temi enormi e difficili, capolavori di semplicità grafica e narrativa», illustrati con delicato senso della composizione, colori brillanti e dettagli minuziosi.
Nel 2003, in occasione del suo ottantesimo compleanno, viene organizzata una grande retrospettiva in suo onore e l’anno successivo riceve il prestigioso Premio Internazionale Hans Christian Andersen per il suo duraturo contributo alla letteratura per l’infanzia. Si spegne nella sua città natale nel 2005.
Per approfondire
- J. Carey, Frog and friends. The tenderness and economy of Max Velthuijs’s illustrations, https://www.theguardian.com/books/2004/dec/11/featuresreviews.guardianreview28
- T. Duijx, Winner of the 2004 Andersen Illustrator Award. Max Velthuijs, in IBBY, «Bookbird. A Journal of International Children’s Literature», vol. 42, n. 4, 2004
- J. Garrett, In memoriam Max Velthuijs, in IBBY, «Bookbird. A Journal of International Children’s Literature», vol. 43, n. 3, 2005
- J. Garrett, Laudatio for 2004 Winners Max Velthuijs and Martin Waddell, https://www.ibby.org/about/speeches/laudation-by-jeffrey-garrethttps://www.ibby.org/about/speeches/laudation-by-jeffrey-garret
- J. Linders, Max Velthuijs, in «MISCELLANY of International Symposium BIB Biennial of Illustrations Bratislava», 2005