Gli autori
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- Svizzera
- 1989
- Illustratrice
Paloma Canonica si definisce una “illustranimatrice”, con uno stile personale molto riconoscibile, in cui la plasticità delle illustrazioni è un riflesso della sua formazione da animatrice stop-motion.
Le montagne svizzere dove è cresciuta e ancora risiede sono di grande ispirazione per i suoi libri, che sollecitano il lettore e il bambino a interagire con le immagini. I suoi disegni si ispirano a storie vere e a routine quotidiane e i protagonisti sono personaggi parlanti: animali che preferiscono fare la vita degli umani, bambine che vogliono fuggire dalla realtà oppure che si travestono per mimetizzarsi meglio.
Paloma è laureata in Comunicazione Visuale alla SUPSI, l’Università di Scienze Applicate e Arti della Svizzera Meridionale, e ha conseguito un master in Animazione e Illustrazione all’Università di Vigo, in Spagna. Ha ricevuto anche molti premi e riconoscimenti: nel 2017 il suo primo albo, Amici, è stato selezionato per la Biennale di Illustrazione di Bratislava e per il Premio svizzero del libro per ragazzi dell’ISMR; il libro Vado via! ha ottenuto una menzione speciale al Premio Gianni Rodari Città di Omegna nel 2019; nello stesso anno il suo lavoro è stato esposto per la retrospettiva “ABC della Svizzera” durante la Bologna Children’s Book Fair, la più importante fiera di editoria per bambini e ragazzi.
- Paesi Bassi
- 1923-2005
- Autore e illustratore
Max Velthuijs è uno dei più grandi autori e illustratori neerlandesi per l’infanzia, dotato di un ineguagliabile spirito ottimista e di sagace umorismo.
Nato a L’Aia nel 1923, ama disegnare e inventare storie già da bambino e non ha mai dimenticato quello sguardo limpido e pieno di dignità, tipicamente infantile, che gli ha permesso di raccontare le grandi avventure dei più piccoli.
Studia pittura e design all’Academie voor Beeldende Kunsten di Arnhem, dove la famiglia si è trasferita durante la Seconda Guerra Mondiale, e fa presto carriera come graphic designer disegnando manifesti politici, copertine di libri e pubblicità. In questi lavori, caratterizzati da un proprio personale equilibrio tra approccio grafico, palette di colori e qualità narrative, Velthuijs usa tinte forti e primarie, simili a quelle scelte da Picasso, Klee, Henri Rousseau e Janosch.
Inizia a illustrare libri per bambini negli anni ‘60 e le sue prime pubblicazioni mostrano similitudini con alcuni disegnatori britannici di quel periodo, come Brian Wildsmith e Gerald Rose. Velthuijs, infatti, ammette di essere stato influenzato soprattutto dalle opere di altri illustratori, non di pittori, nella ricerca di un proprio stile personale e non ama definirsi un artista: «Quello che faccio» dice «appartiene a un libro, non a un museo. Voglio che il mio lavoro sia visto e usato in casa». Unica eccezione tra i suoi “maestri” è Giorgio Morandi, che l’illustratore scopre negli anni ‘80: delle composizioni enigmatiche del pittore italiano, Velthuijs imita il colore, la forma, la bellezza naturale degli oggetti e presto le sue illustrazioni iniziano a esprimere una nuova sensibilità. Utilizzando la tempera gouache, il colore diventa più sottile, senza però perdere chiarezza, e la scelta di inserire un contorno dipinto intorno a ogni illustrazione, un bordo che contenga delicatamente le immagini consegnando loro una qualità senza tempo, dà una nuova struttura all’opera.
Nelle sue storie, anche se i protagonisti sono semplicemente disegnati con una dolce linea a pennello, le loro caratteristiche fisiche e soprattutto le loro emozioni sono perfettamente suggerite negli atteggiamenti e nei gesti espressivi che compiono.
Lo stesso Ranocchio, il suo personaggio più famoso, è un capolavoro di arguzia antropomorfa e di economia grafica. La sua bocca può essere solo una linea, ma è una linea sensibile che registra ogni guizzo di emozione. Semplice, verde e vulnerabile, Ranocchio ha una dignità commovente: è disponibile e pieno di curiosità, è premuroso ma anche impulsivo, e se commette degli errori, in qualche modo, con la sua innocenza e la sua onestà emotiva, riesce sempre a tirare fuori il meglio dai suoi amici (e dai suoi lettori).
Gli animali sono tutti della stessa dimensione, un intelligente espediente che attribuisce loro uguaglianza assoluta e, soprattutto, permette di sedersi insieme allo stesso tavolo, luogo prediletto di confronto nei racconti di Velthuijs, che, infatti, non complica le cose inserendo relazioni familiari o qualsiasi altro tipo di gerarchia. I suoi libri celebrano l’amicizia e la comunicazione, e dimostrano come una comunità basata sull’onestà, l’uguaglianza e il rispetto reciproco, possa affrontare ogni tipo di evento inaspettato, per quanto divertente, misterioso, spaventoso, triste o sconcertante sia.
Nelle sue storie ci sono anche elementi più cupi, come il pregiudizio. Ogni volta che un nuovo personaggio fa la sua comparsa in questa piccola e affiatata comunità la dinamica cambia, nuove ombre cadono e rinnovati equilibri diventano necessari. Ranocchio però accoglie incondizionatamente l’ultimo arrivato e il suo linguaggio del corpo comunica quanto sia orgoglioso quando, per esempio, Ratto diventa finalmente loro amico e quanto invece sia triste quando poi si allontana.
Pur essendo un artista essenzialmente umoristico, Velthuijs non ha mai paura di affrontare argomenti difficili e, grazie alla sua grande maestria di composizione e all’uso del colore, le sue illustrazioni comunicano sempre e ancora un senso di ordine e armonia, un messaggio di speranza. I suoi libri, come scrive Joke Linders, sono «meditazioni sulla vita stessa, autoritratti su temi enormi e difficili, capolavori di semplicità grafica e narrativa», illustrati con delicato senso della composizione, colori brillanti e dettagli minuziosi.
Nel 2003, in occasione del suo ottantesimo compleanno, viene organizzata una grande retrospettiva in suo onore e l’anno successivo riceve il prestigioso Premio Internazionale Hans Christian Andersen per il suo duraturo contributo alla letteratura per l’infanzia. Si spegne nella sua città natale nel 2005.
Per approfondire
- J. Carey, Frog and friends. The tenderness and economy of Max Velthuijs’s illustrations, https://www.theguardian.com/books/2004/dec/11/featuresreviews.guardianreview28
- T. Duijx, Winner of the 2004 Andersen Illustrator Award. Max Velthuijs, in IBBY, «Bookbird. A Journal of International Children’s Literature», vol. 42, n. 4, 2004
- J. Garrett, In memoriam Max Velthuijs, in IBBY, «Bookbird. A Journal of International Children’s Literature», vol. 43, n. 3, 2005
- J. Garrett, Laudatio for 2004 Winners Max Velthuijs and Martin Waddell, https://www.ibby.org/about/speeches/laudation-by-jeffrey-garrethttps://www.ibby.org/about/speeches/laudation-by-jeffrey-garret
- J. Linders, Max Velthuijs, in «MISCELLANY of International Symposium BIB Biennial of Illustrations Bratislava», 2005
- Francia
- 1968
- Autore e illustratore
Eric Battut è un illustratore e pittore francese, tra i più importanti della scena europea, che vive e lavora a Chamalières, vicino a Clermont-Ferrand.
Affascinato dalla lettura di albi come Fleur-de-Lupin di Binette Schroeder, dei classici di Tomi Ungerer, Etienne Delessert, Józef Wilkoń, Helen Bradley, e amante del disegno sin da bambino, solo dopo gli studi in legge decide di farne la sua professione. Nel 1996 si diploma alla scuola Emile Cohl di Lione e esordisce come illustratore l’anno successivo pubblicando Pécheur de couleurs con le edizioni Didier Jeunesse. È l’inizio di una prolifica carriera, che conta oltre duecento libri per bambini e tantissimi premi internazionali e italiani: il Figures Futures Prize di Montreuil (1996); il Gran Premio della Biennale Internazionale di Bratislava (2001); il Prix Mille Pages (2001); il Premio Andersen per il miglior albo illustrato con Il gatto con gli stivali di Charles Perrault (2002); il Premio Nati per Leggere con Lindo Porcello (2010); sono solo alcuni dei riconoscimenti ricevuti.
Il mondo di Eric Battut è fatto di grandi spazi che si estendono sulla pagina, piccoli personaggi e pennellate dense che danno ai suoi colori una profondità insolita. Un immaginario unico e possibile perché Battut lavora come uno scrittore d’altri tempi, cerca l’ispirazione seduto dietro a una delle grandi finestre che affacciano sulla medievale Chamalières, dove abita, in Francia, e quando un personaggio gli fa capolino nel pensiero, immediatamente appunta su carta uno storyboard dei paesaggi in cui questo protagonista si muoverà.
© La Charte des auteurs et illustrateurs jeunesse e Cantarane, con la partecipazione di La copie privée, Le CFC, La Sofia, Le ministère de la Culture
Per meglio esprimere la sua ammirazione per la natura e per il senso di pace che gli restituisce, Battut predilige la pittura acrilica. Lo sfondo preparatorio è sempre composto da colori primari, sfumature vive sulle quali le pennellate si inseguono costanti, fino all’esaurirsi del colore. Alcune storie, soprattutto quelle destinate ai bambini più piccoli, necessitano di fondi a tinta unita, sui quali risaltano i personaggi che si distinguono per l’espressività e dei quali vuole mettere in evidenza lo stato d’animo. Nel complesso, l’immagine acquista un aspetto minimalista che comunica perfettamente la storia raccontata e che intrattiene lo spettatore non nel senso ludico del termine, ma appagando il bisogno di attenzione e curiosità insito sia nei bambini che negli animali protagonisti dei suoi libri, fra i quali l’artista non fa appunto distinzioni.
Un’illustrazione di Eric Battut non ha riferimenti canonici. Non ha importanza che a leggere le sue storie sia un bambino o un adulto, ognuno scoprirà magicamente di incedere in ambienti che non rimandano a luoghi reali ma nemmeno fantasiosi, luoghi senza tempo dove può essere mattino, pomeriggio o sopraggiungere il vivo rosso di un tramonto.
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