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Mafra Gagliardi è una studiosa di cultura dell’infanzia, autrice, psicopedagogista, esperta di teatro per bambini e ragazzi e grande amica di Štěpán Zavřel.

Nasce a Motta di Livenza, un piccolo paese in provincia di Treviso, e appena maggiorenne si trasferisce a Padova per gli studi universitari. Lavora come ricercatrice universitaria, insegnante, formatrice e animatrice teatrale, occupandosi del rapporto tra scuola e teatro e dei dinamismi della ricezione. Dal 1997 al 2001 è responsabile pedagogica del progetto “Il tempo dello spettatore” promosso dall’Ente Teatrale Italiano e, come consulente scientifica dell’Osservatorio dell’Immaginario Infantile (gestito dalla compagnia teatrale Stilema di Torino), cura i progetti di ricerca e l’elaborazione dei materiali raccolti. Collabora infine con quotidiani e riviste, oltre a scrivere saggi e testi di orientamento per le istituzioni educative europee, ma anche racconti per bambini, fiabe e pièce teatrali.

La sua ricerca e la sua instancabile attività sul campo contribuiscono a valorizzare il ruolo e l’importanza dell’intreccio tra teatro, scuola ed educazione, ma soprattutto a rivalutare la concezione dello “spettatore fanciullo”, da cui Mafra è estremamente affascinata: l’infanzia, infatti, la sorprende per la ricchezza del mondo interiore e entrare in relazione con essa significa riscoprire verità universali e condividere così uno sguardo comune sul mondo, aperto a emozioni primarie e a sensazioni di nitida intensità.
Consapevole che la relazione scrittore-lettore non è mai a senso unico, elabora una teoria basata sull’osservazione attenta del bambino, inteso come uno spettatore diverso dall’adulto, e non una sua forma “ridotta” o “rimpicciolita”, perché capace di vivere lo spettacolo (e la vita) con un’intensità e una partecipazione che i grandi hanno in parte perduto. I bambini che ascoltano le storie, dunque, ne ricavano stimoli percettivi, immaginativi ed emozionali e da questo rapporto deriva quella libertà fantastica che è fonte di benessere psichico.
I suoi studi riportano così l’attenzione sul destinatario e sull’infanzia in generale, fornendo gli strumenti necessari alla costruzione dell’incontro tra l’artista e il giovane spettatore e ponendo l’accento sull’importanza per i bambini e le bambine di uscire dai soliti schemi cognitivi attraverso l’esperienza teatrale, capace di trasformare i processi emotivi in processi di conoscenza.

Mafra promuove una “libera fantasia” che ritrova nelle opere di Štěpán Zavřel, di cui diventa grande amica e collaboratrice. «Se in seguito mi sono dedicata alle ricerche sul rapporto tra arte e infanzia, lo devo, almeno in parte, a quella prima esperienza con Štěpán. E anche al suo impegno totalizzante per far sì che i suoi libri fossero sempre “fatti ad arte”» racconta Mafra a proposito di uno dei loro incontri. In una birreria di Monaco, una sera del 1964, i due giovani creano insieme uno straordinario libro per bambini “fatto ad arte” e lo intitolano Il Pesce Magico, con un chiaro riferimento all’opera di Paul Klee. È il loro primo albo illustrato in cui Mafra e Štěpán riversano le loro competenze, esperienze e idee, rivoluzionando per sempre il modo di vedere e approcciare l’infanzia. Un sodalizio umano e pedagogico che non smette di creare bambini spettatori e lettori “attivi”.

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